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Con l’Agenda 2030, l’ONU ha definito un programma di 17 obiettivi per un futuro economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile, dove si ponga fine alla povertà, si lotti contro le ineguaglianze, si affrontino i cambiamenti climatici.

Ecco quindi che al quinto obiettivo, le Nazioni Unite indicano la Parità di Genere e l’autodeterminazione delle donne e delle ragazze quale target da raggiungere, per porre fine alle discriminazioni e alle disparità di trattamento tra uomini e donne.
Anche a livello europeo la Strategia per la Parità di Genere 2020-2025 è stata d’ispirazione per molti Paesi per mettere in campo politiche concrete, atte a combattere gli stereotipi di genere e a garantire pari opportunità di realizzazione personale nella società e nell’economia.

In questo contesto l’Italia ha stanziato, attraverso la Missione 5 del PNRR, 9,81 miliardi per sviluppare politiche volte a ridurre le disparità e a favorire l’inclusione sociale ed ha aggiornato e potenziato il Codice delle Pari Opportunità attraverso la Legge no. 162/2021 che obbliga le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti a redigere un rapporto sulla situazione di impiego maschile e femminile.

È così che il 16 marzo 2022 si arriva alla pubblicazione della UNI/PdR 125:2022 – Parità di Genere, una linea guida che rende certificabile la Parità di Genere consentendo alle Organizzazioni non solo di migliorare la propria reputazione e mostrare il proprio impegno in materia di parità ed inclusione ma di accedere a sgravi fiscali e premialità per la partecipazione a bandi.

“La parità di genere è un principio fondamentale dell’Unione europea, ma non ancora una realtà. Nel mondo degli affari, in politica e nella società nel suo complesso potremo raggiungere il nostro pieno potenziale solo utilizzando tutti i nostri talenti e la nostra diversità. Impiegare soltanto la metà della popolazione, la metà delle idee e la metà dell’energia non è sufficiente”.

(Ursula Von der Leyen)

Roberta Frabetti